Le cronache degli ultimi giorni riportano nuovamente il dilagare di un terribile e triste fenomeno qual è la violenza, in senso di aggressività, fenomeno “umano” difficile da spigare poiché tante sono le cause che lo generano.

Il 2020 è un anno diverso da tutti gli altri: sarà ricordato come ‘anno terribile’ per la pandemia che ha colpito il mondo intero

Siamo ancora disorientati per l’improvvisa quanto inattesa sciagura, che non ha avuto ancora termine, ci si guarda intorno perplessi, alla ricerca di segni di speranza che la malattia sarà sconfitta e tornerà il sereno, anche se si avverte che siamo di fronte ad una svolta epocale che richiederà notevoli cambiamenti.

Da questo punto di vista purtroppo continuiamo a leggere notizie che riportano di violenze commesse nei confronti del prossimo, come accade nei luoghi della movida, come se dovessimo sfogare la rabbia e l’incertezza contro il prossimo, senza alcun rispetto verso gli uomini e le donne o verso l’ambiente.

Per quanto riguarda le donne i mesi di lockdown hanno prodotto anche questo terribile risultato.

In molti casi il dover rimanere a casa per evitare la diffusione del virus Sars-Cov-2 è coinciso con un aumento della violenza tra le mura domestiche.

E, stando alle cronache delle ultime settimane, la violenza non è diminuita nemmeno con la fine del lockdown. Siamo infatti tornati a leggere notizie alle quali eravamo tutti tristemente abituati in passato.

La lotta contro la violenza di genere deve essere un punto fermo di qualunque persona voglia impegnarsi politicamente. Una lotta che deve essere quotidiana e che deve partire dall’educazione dei più giovani.

La rabbia che sfocia in episodi di violenza va trasformata in una speranza, quella di poter vivere un futuro differente.

Da medico in prima linea ho spesso affrontato episodi di violenza di genere nello svolgimento del mio lavoro.

Facendo parte da tanti anni dell’emergenza-urgenza ho partecipato attivamente alla nascita del percorso di accoglienza al pronto soccorso dedicato a chi subisce violenza, progetto noto come codice rosa che è stato poi tramutato in legge di Stato.

Conosco bene l’argomento e lo vivo drammaticamente sulla mia pelle nello svolgimento del mio lavoro.

Dobbiamo mettere in atto politiche che ridiano speranza nel futuro soprattutto alle nuove generazioni e proseguire nel cammino verso l’emancipazione femminile, tema non ancora concluso e che rischia di cadere nel dimenticatoio.

Donatella Spadi

 

 

 

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